martedì 3 giugno 2014

Fuga ad Alcatraz

Me ne vado per una settimana alla Libera Università di Alcatraz, per un corso di teatro tenuto da Dario Fo e Jacopo Fo.
Così, non avevo mai incontrato un premio Nobel e mi era venuta la curiosità di vedere com'è fatto dal vivo, se emette una luce particolare, se toccandolo guarisci dalle malattie o altre robe così.
Per ora non ho nemmeno incontrato un unicorno, ma ci sto lavorando.

Devo cominciare dalla descrizione di cosa sia Alcatraz, perché senza esserci stati è difficile immaginarlo. Anche con le parole e le fotografie si può capire solo in parte l'aria che si respira in quel paradiso, ma ci si prova, dai.
Arrivo in questo villaggio in mezzo ai boschi umbri. Dimenticatevi cellulari o portatili per connettervi a Internet, o voi che entrate ad Alcatraz, tanto sono utili più o meno quanto uno sbattiuova se vi trovate in mezzo a un tornado. Una manciata di bungalow dipinti con colori vivaci, casette di mattoni o torri dove riposare, se qualcuno ne avesse la voglia e il tempo.
Qua e là sbucano gigantesche teste di pietra, ippopotami pittati, variopinte statue tra gli alberi e altro ancora, in un vero e proprio museo a cielo aperto. Certo, un po' inquietante se cercando di tornare in stanza la prima notte, quando non conosci la strada e tutto è buio, vaghi con la torcia del cellulare come unica luce e scorgi tra i tronchi sagome di gente che corre (ma la mattina dopo scopri che sono fatte di filo di ferro) oppure un enorme drago con la bocca spalancata che compare all'improvviso di fianco a te grazie a un simpatico faro con un sensore che si attiva al tuo passaggio. Manderò alla segreteria la parcella del mio cardiologo.
Mi sono dato all'esplorazione dei boschi umbri, scoprendo che tutto il circondario è pieno di opere d'arte disseminate per sorprendere il curioso esploratore: manufatti appesi agli alberi, strani totem in mezzo a spiazzi d'erba, colorate decorazione sul bordo di piccoli corsi d'acqua.
Ho stretto amicizia con Ciccobaffo, gattone VIP (lo trovate tra i personaggi dell'ultimo romanzo di Stefano Benni) che si aggirava senza problemi in mezzo a una scatenata orda di teatranti, dorme in posizioni improbabili e che per l'intera durata del mio soggiorno ha deciso fosse cosa buona e giusta accoccolarsi su di me e farsi le unghie sulla mia pelle. O meglio, dentro.
Il cibo, proposto sotto forma di ricchi buffet senza limite alcuno, è sempre diverso ad ogni pasto e un vero toccasana: ho mangiato patate fritte e panzerotti fritti che sapevano di sano più di molti prodotti salutari (ciao!) che ci propinano in città.
La notte, camminando solo sul silenzioso sentiero che mi riporta al bungalow alzo il naso al cielo e mi faccio una doccia di stelle, specie ormai in via d'estinzione. Una lepre esce dai cespugli, si avvicina e mi annusa un piede (poraccia), poi si allontana zompettando dopo aver deciso di risparmiarmi la vita.

Che dire sul corso?
Dario Fo è un artista incredibile, un giullare in grado di trasmettere veri e propri tesori agli aspiranti attori, un container pieno di storie, che nonostante l'età ha occhi da bambino e in un attimo è in grado di accendersi e alzarsi dalla sedia, trasformandosi in un giovane Fo che recita sul palco frammenti dai suoi spettacoli che colleziona nella sua mente da tutta la vita... Ah, se potessi arrivare a 50 anni con l'energia che ha lui.
Jacopo Fo è altrettanto folle, lo conoscevo meno ma mi ha trasmesso altrettanto: carburante per il mio ottimismo, un interessante approccio per promuoversi, una divertente visione della vita, ma soprattuto la scoperta che esiste qualcuno che lavora su 10 libri contemporaneamente... la cosa mi tranquillizza, la mia incostanza iper-produttiva non è sola nell'universo.
Oltre ai Fo, abbiamo potuto sperimentare tante attività alcatraziane, che in qualche modo possono essere ricondotte al teatro: tai chi cuan, watsu, canto, danza del ventre, tarocchi, scatena-rilassamenti  musicali e altro ancora... Non so bene distinguere cosa mi abbia insegnato qualcosa, credo che ogni singolo mattone e pianta abbia in qualche modo contribuito a trasmettermi tanto; fare un percorso formativo simile in un luogo immerso nella natura, mangiando bene e circondato da sorrisi, aiuta ad assorbire e creare.
Tra le esperienze provate, le persone incontrate e gli aneddoti ascoltati in questa esperienza, La mia mente è stata innaffiata da così tanti input che in una settimana mi sono nate idee per dare vita a tre spettacoli e due corsi di teatro. Tutta roba che finisce nel baule (il cassetto ormai non bastava più) con i numerosi progetti che riuscirò di certo a realizzerare prima di morire a 147 anni, resta solo da vedere a cosa darò la priorità, pescando nel mucchio.

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