martedì 6 maggio 2014

Teatlondra

Nella mia mente Londra sta perdendo l'accezione di città, ma si sta trasformando più o meno in una catena di teatri in franchising. Quando penso a Londra, la prima cosa che mi viene in mente è l'immagine a fianco.
Controllare quali spettacoli sono in programmazione, incastrare gli orari e le date per vederne il più possibile in pochi giorni, prenotare posti e biglietti cercando di trovare un buon compromesso tra il mio voler stare davanti e non voler vendere un rene sul mercato nero per potermeli permettere.
Non torno mai a casa deluso e anche quest'anno ho avuto tanto. Ma tanto tanto.

The 39 Step: Una spy-story hitchcockiana messa in scena da 4 attori, che interpretano un centinaio di personaggi in 100 minuti, facendosi da soli gli effetti speciali. Un approccio scenico che mi ha ricordato molto l'improvvisazione, mooooolto interessante.

Charlie e la fabbrica di cioccolato: Magico, nel vero e proprio senso della parola. Sono tornato a quando da bambino leggevo il libro di Roald Dahl, visivamente straordinario, musiche divertenti e bambini caratteristi con un'espressività fuori dalla norma.

Urinetown: Io adoro questo musical. L'ho sempre adorato, ma questa versione è ancor più cattiva, ti fa soffrire mentre lo guardi, e nel frattempo ti commuovi e ridi alle lacrime. In prima fila in un teatrino minuscolo con gli attori a meno di un metro da me.

Once: Entri a teatro e sul palco c'è un bancone. Sali sul palco, ordini da bere e ti ritrovi a non scendere più. Cioè, sì, scendi dal palco, ma rimani coinvolto nella storia dei due protagonisti. Credo di non essere mai stato così tanto trasportato emotivamente all'interno di uno spettacolo, interpreti eccellenti e una delle regie più intelligenti di sempre. Direi che batte Billy Elliot come miglior musical che io abbia mai visto.

Book of Mormon: Una piccola delusione. Mi aspettavo tanto, ma è stato "solo" buono, è come vedere una buon episodio di South Park. Non mi ha sorpreso, era esattamente quello che mi aspettavo ascoltando il CD, complice forse un cast che attorialmente bof.

Tito Andronico: Per festeggiare il 450° compleanno di Shakespeare volevo fare una gitarella a Stratford a vedere casa sua, ma gli orari non si incastravano coi miei programmi teatrali serali (a meno che non pagassi quasi duecento euro per un treno. AHAH.)
Così, ho rispettato la tradizione e sono entrato al Globe, come deve avvenire ogni volta che vado a Londra. Mi sembrava strano che quest'anno non ci andassi, e alla fine il destino mi ci ha riportato.
Non sono un fan di molte tragedie del Bardo, e vedere Tito Andronico è stato solo un ripiego perché non avevo altro da vedere... ma, mamma mia, è stato uno spettacolo incredibilmente potente, cruento, ben pensato per sfruttare il coinvolgimento del pubblico. Sono stato quasi intossicato dal fumo, ho dovuto correre da una parte all'altra della platea per non venire investito da delle pedane rotanti, mi è stato rovesciato addosso vino e sangue, ha piovuto, e data la violenza di certe scene una ragazza mi è svenuta addosso e un altro è andato a vomitare in un angolo.
Mi sono ricreduto: nonostante il testo non sia tra i miei preferiti, forse è lo spettacolo più interessante che io abbia visto al Globe, dopo il Sogno.

Matilda: Lo spettacolo da cui mi aspettavo di più in assoluto, e non mi ha deluso. Ci sono alcuni problemi di ritmo nella storia e la bambina protagonista non mi ha fatto impazzire, ma per le tematiche affrontate e il modo in cui sono messe in scena giocano proprio sulle mie corde più sensibili. Alcune scene sono fiacche, ma i momenti più emozionanti sono dei picchi con cui pochi altri spettacoli possono competere.
Migliori scenografie e migliori inchini finali che io abbia mai visto a teatro.

Certo, oltre al teatro ho fatto altro: pescare nelle fumetterie titoli sconosciuti che mi ispiravano, incontrare Martin Freeman nel bagno di un locale, imparare a usare i bus dopo esser capitato nel bel mezzo di uno sciopero della metro, chiacchierare con amici presenti su suolo londinesi, andare alla caccia di location nerd come il Tardis o il World's End...
Ma come avrete intuito leggendo i commenti degli spettacoli, per me il vero viaggio è in platea. O tornando a casa, ripensando alla ricchezza che mi ha attraversato la mente e il cuore.


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