venerdì 26 luglio 2013

BSMTheEnd


Ho finito l'accademia.
Oh, ecco. L'ho scritto.
Dopo tre anni di clausura (la migliore che potessi immaginare, però) sono diplomato, libero e felice come una farfalla. Cioè, una farfalla diplomata.
Mi sembra ieri che mi ripassavo le canzoni e i monologhi per l'audizione a bordo piscina mentre tenevo d'occhio i miei marmocchi del centro estivo, ed ora sono già fuori.
Non è stata una passeggiata, soprattutto l'ultimo mese che posso catalogare - con l'assoluta certezza che non sarà MAI scalzato dal primo gradino del podio - come il mese più intenso della mia vita.
In meno di trenta giorni siamo andati in scena con tre diversi spettacoli, agli antipodi per il tipo di lavoro necessario.
Con 'Into the Woods' ho lasciato la fantasia a briglia sciolta, ho sognato, mi sono divertito a essere cantastorie, osservatore e manipolatore. E una finestrella su quello che verrà...
Con 'Wild Party' sono impazzito tra musicalità jazz, armonie dissonanti e coreografie che non avrei mai reputato possibili. E sono anche diventato "più coordinato".
Con 'Musicals in Concert' sono tornato al Teatro Comunale di Bologna, che fa sempre la sua porca figura, specie con l'orchestrona e la mia epica bandiera rossa di One Day More.

Mi mancherà quella mezz'ora di tragitto in bicicletta o in bus che sanciva il confine tra il mondo reale e la Vita.
Mi mancherà l'atrio dell'accademia affollato come una tendopoli in pausa pranzo, e i divani più comodi del mondo su cui sdraiarsi privi di forze.
Mi mancheranno le occhiate di gelo a seguito delle mie battute nei momenti meno opportuni.
Mi mancheranno le ore passate da solo con un pianoforte, suonando con un dito solo, mettendoci il triplo tempo degli altri nel vano tentativo di capirci qualcosa di solfeggio o imparare le note di un brano.
Mi mancheranno le sedute terapeutiche, le richieste disperate d'aiuto a cui rispondevo anche in piena notte, incurante delle poche ore di sonno che mi si prospettavano.
Mi mancheranno le chiacchierate di sostegno, quando anch'io ne ho avuto bisogno.
Mi mancheranno quelle poche cene di classe fatte dopo le mie solite centinaia di tentativi per organizzare qualcosa in compagnia.
Mi mancheranno gli scherzi da spogliatoio e gli armadietti che non stavano mai troppo tempo al proprio posto.
Mi mancheranno le lezioni di danza tra body attillati e gonneline semi-trasparenti. Senza offesa per i miei compagni maschi, eh.
Mi mancheranno i viaggi in pullman, gli spettacoli visti assieme.
Mi mancheranno le crisi, il panico dilagante intorno a me, a cui cercare invano di rimediare col mio abbondante ottimismo.
Mi mancherà lavorare in un gruppo in cui ci conoscevamo tutti così bene e in cui ci potevamo criticare l'un l'altro senza troppi complimenti, perché sapevamo che serviva per migliorarci.
Mi mancheranno i tormentoni, le risate, le imitazioni, gli aneddoti raccontati decine e decine di volte.
Mi mancheranno i laghi di sudore che riuscivo a creare ad ogni lezione di tip tap.
Mi mancheranno le scommesse fatte tra di noi, riguardanti follie da eseguire nelle situazioni più improbabili.
Mi mancherà la guerra per prenotare un aula libera.
Mi mancheranno i lavori di gruppo, con conseguenti ritrovi per provare negli inesistenti ritagli di tempo.
Mi mancherà impazzire nel vano tentativo di scotchare uno spartito nel verso giusto.
Mi mancheranno i concerti natalizi fatti al freddo e al gelo.
Mi mancheranno le nottate trascorse a fare puntamenti luci, con deliri umoristici dovuti alla privazione del sonno.
Mi mancherà sentire in ogni istante gente in bagno o che cammina per i corridoi provando canzoni.
Mi mancherà non avere un attimo di pausa ed essere obbligato a vivere 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, nel mio mondo ideale.

Ho imparato che non ci sono scatole in grado di intrappolarmi, se mi concentro sull'aria che c'é all'esterno.
Ho imparato che per crescere devo uscire dalla comfort zone, faticare, sbagliare. Ogni giorno. E la sera ricordarmi di tornare a me stesso, che non son poi così male.
Ho imparato che il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è essere seduto al suo fianco.
Ho imparato che per avere risultati che non ho mai raggiunto, devo sempre fare qualcosa che non ho mai fatto.
Ho imparato che impegnarmi al 100% significa dedicare così tanto tempo a migliorare me stesso da non avere più tempo per criticare gli altri.
Ho imparato che c'è un limite al dolore che posso sopportare per fare del bene alle persone a cui tengo.
Ho imparato che se rispetto me stesso e credo in quello che faccio, nessuno può scalfirmi.
Ho imparato che il vero successo consiste nel saper passare da un insuccesso all'altro senza perdere l'entusiasmo.
Ho imparato che cambiano le situazioni, le cose si fanno più serie, ma un sorriso è sempre la risposta.
Ho imparato che i sogni si possono davvero realizzare, se non li si lascia nel cassetto a fare la muffa. E a volte si possono realizzare sogni più grandi di quanto uno li aveva immaginati.
Ho imparato che non ha più senso fare programmi o fantasticare, tanto la vita è una continua sorpresa e mi spiazza continuamente. Lascio il freno a mano, e via.

sabato 13 luglio 2013

Where the Wild Parties Are

"Ogni goccia d'alcool bevuta dal genitore aggiungerà dell'idiozia al suo figlio ancora non nato."

Alcool, droga, tradimenti, spogliarelliste e orge. Questi gli elementi centrali di 'Wild Party', musical messo in scena lo scorso week-end con la mia accademia lo scorso week-end.
Sì, sì, lo so: non sono proprio gli ingredienti che compongono la mia vita, ma il teatro è immaginazione e tra i suoi pregi c'è anche quello di poter vivere altre vite, immergersi in altri universi, esaudire i propri sogni.
...ricordando sempre che non si tratta di un momento di auto-soddisfazione, ma in primis bisogna avere rispetto per la storia, per il proprio personaggio, per i compagni di scena e per il pubblico.


Così per qualche settimana mi sono immerso nella New York degli anni '20, in piena era proibizionista, per una festa selvaggia. Si è ballato più del solito, si è cantato più swing del solito e con armonie degne (se non peggio) di Sondheim. Io mi sono divertito, in una storia decisamente torbida, a fare quello che "riesce a stemperare con una risata anche un'atmosfera così pesante" (cit.), che poi è quello che faccio sempre.
E da non-cast mi sono anche divertito a portare Alan Garner al Wild Party, con controscena in preda all'alcool, con le sinapsi completamente bruciate. Cosa che, mi diverte (e ormai mi capita abbastanza spesso) in scena, quanto mi è lontana -e alla lunga, mi infastidisce anche, negli altri- nella vita reale.
 
Non devo affogare i miei dispiaceri, non voglio stordirmi per dimenticare i miei problemi, non sento la necessità di anestetizzarmi per divertirmi, non ho bisogno di perdere le inibizioni per fare cavolate senza preoccuparmi delle conseguenze.
In sintesi, nella mia vita non voglio mai staccarmi da me stesso, ci sono affezionato.
Se lo faccio, preferisco farlo con le mie regole, sulle assi di un palcoscenico.
Il teatro è il mio alcool, la mia droga.
Versatemene un altro sorso, iniettatemene un'altra dose.