mercoledì 18 luglio 2012

Raise the flag of freedom high!

Les Misèrables.
Il musical di maggior successo di sempre, in scena a Londra ininterrottamente da più di 25 anni.
Un kolossal.
Uno spettacolo importante, che per la prima volta viene rappresentato in Italia, al Comunale di Bologna.
Una realtà strana, che non immaginavo di riuscire anche solo a sfiorare.
Invece da qualche settimana sono lì dentro a provare, con davanti agli occhi una platea incantevole, facendo passeggiate dietro le enormi quinte, senza impazzire per entrare in scena o per portare oggetti attraverso stretti cunicoli, ma con tutto lo spazio a disposizione che si potrebbe sognare.
E mentre si prova, la gente si annoia, sdraiata al buio sulle tavole polverose, tra tecnici che fanno origami o leggono fumetti, mentre al di là del telo nero prende vita un'epopea francese.
In realtà all'inizio Les Misérables mi attirava solo per il nome, dato che nè la storia nè il genere musicale rientrano nei miei gusti. Quindi mi stuzzicava più il "come" che il "cosa" di questa messa in scena.

Giorno dopo giorno però lo spettacolo comincia a prendere forma attorno a me e io inizio a rendermi conto della maestosità del progetto.
Un musical in un teatro lirico.
82 performers in scena.
Un'orchestra sinfonica di 53 elementi.
Più di 150 costumi.
Scenografie di 15 metri.
Un esercito di tecnici, attrezzisti, truccatrici e parrucchiere al nostro servizio.
Sta per nascere qualcosa che non è mai avvenuto nemmeno nelle versioni de "Les Misèrables" di West End o Broadway.
Un evento senza precedenti al mondo, e difficilmente in Italia potrà mai vedersi mai qualcosa che ci si avvicina.
Qualcuno ha detto che si sta facendo la storia del teatro italiano. Forse è esagerato, ma di sicuro la risonanza che c'è attorno allo spettacolo è un decimo di quella che si meriterebbe; evidentemente il musical è ancora il cucciolo bastardo del palcoscenico, che senza VIP televisivi o storie tratte da fiabe/film non è degno d'attenzione. E anche quando si produce qualcosa di complesso, un po' più elevato e profondo, di cui è universalmente riconosciuta la qualità, l'Italia non se ne accorge. Perché dai, in fondo il teatro ricercato lo si fa vestiti di nero e con i fondali minimalisti, un baraccone colorato in cui i personaggi cantano non può essere davvero una roba seria.

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