domenica 1 aprile 2012

La Forza di Uno

Il telefilm adolescenziale in cui si è trasformata la mia vita da qualche mese a questa parte, può vantare fasi in cui molti membri del cast attraversano situazioni simili o problemi riguardanti più o meno lo stesso argomento; questo si rivelerà di sicuro un grande vantaggio nella scrittura del mio libro, garantendo la stesura di capitoli coerenti e con una tematica precisa nei singoli capitoli.
Negli ultimi giorni il filo conduttore sono state chiacchierate con 7-8 persone diverse riguardo a una posizione di cui sono un forte difensore, ovvero che l'essere single non è una sfiga, un evento luttuoso o una malattia grave.
Dato che il destino ultimamente collabora col sottoscritto inviandomi al momento giusto colonne sonore e citazioni adatte ad accompagnare ogni mia disavventura, ecco che con il solito tempismo oggi sono inciampato in un'intervista che riesce a spiegare le mie idee molto meglio di quanto non riesca a fare io.
E a sorpresa il soggetto intervistato è tutt'altro che un guru o una persona che stimo, ma solamente Sharon Stone, attrice la cui carriera può essere riassunta in uno scavallamento di gambe senza mutande e nella cattiva di "Catwoman", uno dei peggiori villain della storia del cinema. Ma evidentemente qualcosa di intelligente dentro quella testolina c'è, sentite qui:

"Affrontare la vita da sola può essere un privilegio, ma costa molta fatica. Anche ad Hollywood e dintorni quando ti presenti alle cene di gala senza qualcuno al fianco, ti guardano strana. Devi per forza essere di qualcuno e di qualcosa, avere un cartellino, rientrare in uno schema. Nessuno ti incoraggia ad osare, preferiscono metterti paura, invitarti alla prudenza. Il consiglio è sempre quello: non restare sola, accontentati, stai con una persona, anche se non la ami, anche se c'è poco che vi unisce. Tutti sono spaventati dall'idea di stare da soli, di bastarsi. Quasi l'autosufficienza fosse un pericolo, un alzare troppo la testa. Come la libertà. E soprattutto uno schiaffo a chi accetta i compromessi, a chi sopporta e si accontenta di una compagnia mediocre, invece di cercare per sé qualità.
C'è un film che mi disturba, dove Tom Cruise davanti ad una porta di ascensore dice a lei: "Tu mi completi". Cruise meriterebbe un bel calcio e non un sorriso di riconoscenza. Qualcuno gli avrebbe dovuto rispondere: io sono già completa, non ho bisogno di aspettare te.
Sbaglia chi scambia l'amore per possesso, chi non si aspetta dal partner originalità, ma solo di essere l'altro 50 per cento, come se il destino di un'unione sia quello di fare la parte mancante. È una cosa pericolosissima. Perché quando quella parte se ne va, svanisce, vuole altro, magari ambisce ad essere tutto, ecco che l'altra persona si sente persa, sminuita, incompleta, incapace di riempire i suoi momenti con pienezza. E allora cosa fa? Non permette all'altro di staccarsi, mette in atto reazioni violente, rifiuta di tornare ad essere metà. È un procedimento mentale malato, anzi tragico, per questo dico: rifiutatevi di essere il complemento di un'altra vita. Non c'è aggressività da parte mia, solo passione per l'indipendenza.".

Nessun commento:

Posta un commento